IL PIACERE NELLA FILOSOFIA
Tutte le azioni cattive sono motivate dall'istinto di conservazione o, ancor più esattamente, dal desiderio dell'individuo di cercare il piacere e fuggire il dolore: così motivate, però, esse non sono cattive.
F. Nietzsche - Umano, troppo umano
Post Finale
Il piacere corrisponde alla condizione positiva, tal volta in caso di assenza di dolore, si presenta come il buono e attraente.
L'opera "Così parlò Zarathustra" è considerata uno spartiacque nella cultura occidentale a partire dalla fine dell'Ottocentom e se si volesse rintracciare nell'opera un concetto chiave che sia collegamento di diversi temi, si potrebbe pensare al concetto di "piacere".
Oltre a Nietzsche altri filosofi e scrittori hanno elaborato una propria teoria riguardo al piacere come Socrate, Platone, Schopenhauer, Leopardi e Freud.
Inoltre daremo uno sguardo all'interpretazione del piacere nel mondo cinese. Della sua concezione derivante dalla mancanza di dolore e insicurezza. Dalla sua origine come un ricordo, un desiderio o un'esperienza sensoriale.
In ingegneria la concezione è legata invece alla percezione dell'utilizzo dell' oggetto, al suo design accattivante, o magari dalle sue sinuose interazioni con l'esterno. In ingegneria il piacere può nascere dall'emozione di creare un qualcosa di nuovo. Le macchine possono provare piacere e quindi diventare umane? Oppure a loro volta possono creare un qualcosa, che provochi piacere a noi umani?
MAPPA CONCETTUALE
Il piacere è un sentimento o un'esperienza che corrisponde alla percezione di una condizione che nella maggior parte delle volte è positiva, in quanto spesso è in contrasto con il dolore o la sofferenza inclusiva di tutto il nostro sentirsi male.
Il piacere si presenta buono e attraente: questo suggerisce semplici spiegazioni sia sul perché le persone perseguono il piacere, sia sul motivo per cui ci sono ragioni per farlo. Quindi il preferire qualcosa per il piacere che ci provoca suggerisce che ci sono fatti sul piacere che rendono alcune di queste scelte migliori.
Ogni piacere vuole l'eternità di tutte le cose, vuole miele, vuole feccia, vuole mezzanotte ebbra, vuole avelli, vuole il conforto delle lacrime sui sepolcri, vuole il rosso orifiammante della sera - che cosa non vuole il piacere! è più assetato, più tenero, più affamato, più pauroso, più misterioso di ogni sofferenza, vuole se stesso, morde se stesso, in esso lotta la volontà dell'anello, - vuole amore, vuole odio, trabocca di ricchezza, dona, butta via, mendica, perché qualcuno lo prenda, ringrazia colui che prende, vorrebbe essere odiato, - così ricco è il piacere, che ha sete di sofferenza, d'inferno, di odio, di vergogna, di storpiato, di "mondo", - perché questo mondo: oh, voi lo conoscete! [...]
Nietzsche - Così parlò Zarathustra (Il canto del nottambulo)
"Narrami tu se in alcun istante della tua vita ti ricordi di aver detto con piena sincerità ed opinione: io godo. Ben tutto giorno dicesti e dici sinceramente: io godrò; e parecchie volte, ma con sincerità minore: ho goduto. Di modo che il piacere è sempre passato o futuro, e non mai presente." [...]
Leopardi - Le operette morali
L'etimologia della parola piacere, dal latino placēre = (come in italiano) sensazione gradevole determinata dall'appagamento di desideri o bisogni fisici, psicologici, morali o spirituali.